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Italia, serve l'ultima notte magica per cambiare un finale già scritto. Ma ora anche Wembley sa chi sei

Football's coming home. Non si ascolta altro che questo ritornello per le strade di Londra. Il tormentone non ufficiale di Euro 2020, prima sussurrato e poi, con il passare delle gare, cantato a squarciagola dai tifosi britannici. O comunque urlato con quella spocchietta tipica di chi sa di trovarsi nella sua comfort zone a giocarsi la poltrona più prestigiosa. Perché tutto sembra apparecchiato per far godere i “figli della regina”. Lo chiamano Europeo itinerante, ma per gli inglesi di itinerante c'è stata solo la “gita” degli ottavi di finale con l'Ucraina (Olimpico di Roma), perché - per il resto - l'edizione slittata al 2021 e rivisitata causa Covid, è sembrata un'appendice di Euro 96, quella sì giocata ufficialmente in Inghilterra. Un vantaggio non da poco. E quindi è solo una questione di tempo, prima di vedere i Tre leoni salire sul palco di Wembley con una medaglia d'oro intorno al collo? Calma, perché ci sono almeno un paio di però...

La semifinale contro una Danimarca che vuole scrivere la sua di favola

Intanto all'ultima tappa di Euro 2020 Southgate e i suoi devono ancora arrivarci. Perché stasera, in semifinale, ci sarà una Danimarca motivata dalla possibilità di concedere il bis a distanza di 29 anni dal trionfo a sorpresa e motivatissima dall'aver superato indenne il ciclone Eriksen. Le stelle e l'inerzia dicono Inghilterra, ma sottovalutare la squadra di Hjulmand potrebbe essere dannoso. Dunque, per prima cosa, occhio ai danesi.

L'orizzonte tricolore leva un po' di sicumera

Tra l'Inghilterra e un finale di copione che sembra già scritto c'è anche l'Italia. C'è soprattutto l'Italia, quella sì già una certezza. Mancini&Co hanno prenotato un posto in prima fila, anticamera di un paradiso chiamato vittoria. Già son lì. Ed è questo che dovrebbe levare un altro strato di sicumera ai britannici. Che dovrebbe riportare l'urlo Football's coming home a livelli di decibel più accettabili. La tavola sarà anche apparecchiata, ma l'ultima cena potrebbe riservare delle sorprese ai commensali reali.

Dalla trincea al campo dei “nemici”

Già, l'Italia. La prima finalista. Disquisire di tecnica o di tattica, di scelte di formazione o errori nell'arco dei 120' con la Spagna è decisamente superfluo. Ché tanto ormai la corsa chiamata Euro 2020 è giunta all'ultima tappa e ciò che è fatto è fatto. Si può dibattere, vergare pagine e pagine - invece - sul cuore di questa squadra. Perché sarà l'organo che più servirà in finale, a prescindere da chi ci sarà di fronte. I soldati del comandante Mancini hanno iniziato la loro avventura scavando una lunga trincea, zigzagando sotto terra senza farsi sentire, senza offrire punti di riferimento a chicchessia, mentre gli altri più baldanzosi e visibili in superficie battevano in ritirata. L'Italia no, perché l'Italia adesso è lì e tra un po' potrà guardare il nemico negli occhi, pronta a urlargli in faccia Football is not at home. Pronta a riscrivere il finale di un copione impostato da altri.

 

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