Quirinale: fumata nera anche al quarto scrutinio per l’elezione del Capo dello Stato. La somma di schede bianche, nulle, astensioni e voti a singoli candidati rendono impossibile il raggiungimento del quorum a quota 505. Dopo la quarta fumata nera alle votazioni per l'elezione del presidente della Repubblica, stasera Salvini prova a stringere su alcuni dei nomi in circolazione in queste ore: quello del costituzionalista Sabino Cassese e dell'ex ministro degli Esteri Franco Frattini. Il leader leghista, che si è opposto all'ipotesi del capo del Dis Elisabetta Belloni come possibile Capo dello Stato, proporrà le candidature di Cassese e Frattini durante il vertice del centrodestra che si terrà stasera alle 21. "Siamo tornati al via, abbiamo già manifestato la nostra contrarietà a Frattini. Auspichiamo che questa modalità di lanciare i nomi senza confronto sia finita", dicono le capogruppo del Pd. Intanto Salvini fa sapere che "Al quinto scrutinio la Lega non voterà scheda bianca ma scriverà un nome" ribadendo il no del partito a Pierferdinando Casini. Domani la quinta votazione si terrà alle 11, ma il presidente della Camera Fico ha convocato per le ore 10.15 la riunione dei capigruppo per decidere se indire due votazioni al giorno, come chiesto anche da quasi tutti i partiti.
Oggi i voti per Sergio Mattarella (ieri ne aveva ricevuti 125) sono stati 166, Nino Di Matteo 56 (candidato di Alternativa, che fino a ieri aveva votato per Paolo Maddalena con 61 voti), 8 Luigi Manconi, 6 Marta Cartabia, 5 Mario Draghi, 4 Giuliano Amato, 3 Pierferdinando Casini e 2 a Elisabetta Belloni, Maria Teresa Baldini e Pier Luigi Bersani. Gli astenuti sono stati 441, le schede bianche 261.
Renzi, show indecoroso, ridicolizzano elezione
«L'indecoroso show di chi ha scambiato l’elezione del Presidente della Repubblica con le audizioni di X Factor dimostra una sola cosa: bisogna far scegliere il Presidente direttamente ai cittadini. Stanno ridicolizzando il momento più alto della democrazia parlamentare». Lo scrive su Twitter il leader di Iv Matteo Renzi.
Tajani a colloquio da Draghi. Forza Italia spinge perché resti premier
Ore 19.30 - Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia, è stato nel pomeriggio a Palazzo Chigi per un incontro con il premier Mario Draghi. L’incontro, a quanto si apprende in ambienti azzurri, è stato «cordiale». Non cambia, viene spiegato, la posizione di FI, per cui Draghi deve proseguire il suo lavoro alla guida del governo.
Cresce l’ipotesi Amato: il dottor "Sottile" piace anche a Draghi
Ore 18.00 - Il suo nome era già circolato nei giorni scorsi, ed è in pole anche per la presidenza della Corte Costituzionale. Era stato, infatti lo stesso Draghi a mettere dei "paletti". Primo: se viene eletto al Quirinale un presidente di parte, la maggioranza di unità nazionale è finita e il governo cade. Quindi ha parlato del suo timore di finire "stritolato dai giochi di partito". Secondo: se lui stesso non sarà eletto "convintamente" al Quirinale allora si deve trovare un accordo per un presidente super partes come Giuliano Amato, che consentirebbe a Draghi di restare "saldamente alla guida del governo".
E proprio Amato è garbato nei toni ma inflessibile nelle scelte: fu lui, infatti, da primo ministro, a volere ed ottenere la fine della scala mobile. Sempre Amato – nel 1992 - ebbe il coraggio di varare una Finanziaria da 93 mila miliardi di lire (un record a quei tempi) che non esitò a definire “di lacrime e sangue” e a cui affiancò un prelievo forzoso del 6 per mille su tutti i depositi bancari (effettuato nella notte tra il 9 e il 10 luglio 1992). Un socialista da sempre piaciuto a Silvio Berlusconi (“mi può capitare di guardarmi allo specchio e di vederci Giuliano Amato”, disse una volta il Cavaliere), il “dottor Sottile” presenta oggi un curriculum sterminato. Nato a Torino il 13 maggio del 1938, muove i primi passi in politica con il Psi nel 1958 e per il garofano è stato deputato dall'83 al '93. Due volte presidente del Consiglio (dal 1992 al 1993 e dal 2000 al 2001), due volte Ministro del Tesoro (1987-1989 e 1999-2000) e ministro per le riforme istituzionali (1998-1999). Dal 2013 – con un precedente passaggio alla guida dell’Antitrust e un ritorno all’antico amore per l’insegnamento - è giudice costituzionale e dal settembre 2020 ricopre la delicata vicepresidenza della Consulta. Un “azzeccagarbugli” che non chiede incarichi e ne ottiene più di quanti ne possa accettare, è anche professore di diritto costituzionale, saggista, uomo di cultura enciclopedica, non privo di gocce di alterigia che non si cura di trattenere. Negli anni ottanta Eugenio Scalfari coniò per lui il soprannome di Dottor Sottile, con doppio riferimento al suo acume politico e alla gracilità fisica che però non ha mai mostrato sui rettangoli dei campi da tennis, sua grande passione. Giorgio Forattini giocò con la matita raffigurandolo come Topolino in risposta all'allarme da lui lanciato - nel 1992 - di un'Italia pericolosamente percepita come la Disneyland d’Europa.
Casini candidato per 2 ore... poi lo stop
Per ricostruire quanto successo oggi sul dossier Quirinale bisogna spostare le lancette indietro di 24 ore. Nel pomeriggio di ieri, riferiscono fonti parlamentari ben informate, al Senato si sono incontrati Matteo Renzi e Matteo Salvini. Gli emissari hanno lavorato al faccia a faccia. Il leader di Italia viva avrebbe proposto al segretario del partito di via Bellerio il nome di Pier Ferdinando Casini, spiegando che il Pd avrebbe dato l’ok. Arriva il via libera anche di Forza Italia, quello dei centristi della coalizione del centrodestra già c'è. In realtà, altre fonti parlamentari sottolineano che il "Capitano" leghista avrebbe nella giornata di ieri solo aperto alla possibilità di inserire il nome dell’ex presidente della Camera, senza spingersi oltre.
«La verità - osserva una fonte parlamentare che ha lavorato sotto traccia ad una convergenza su Casini - è che l’accordo era stato già fatto». A farlo saltare, è l’affondo dei centristi, sarebbe stato proprio Salvini. «Ha spento il telefono per due ore», sottolinea la stessa fonte. L’ex ministro dell’Interno avrebbe sondato i suoi ma ai dubbi che già aveva manifestato ai suoi interlocutori si è aggiunto il "peso" del no di Giorgia Meloni. Che non a caso questa mattina è tornata alla carica nel vertice del centrodestra chiedendo agli alleati: Ditelo se volete puntare su Casini... Già ieri sera alle 20 Salvini aveva fatto sapere di non essere disponibile, tanto che Giuseppe Conte - riferiscono fonti parlamentari M5s - ha sondato con Matteo Salvini e con il Pd la "carta" Belloni, sulla quale però ci sono le resistenze di una parte del gruppo parlamentare dem, di Forza Italia, dei centristi e di Italia Viva. Altre ventiquattro ore sull'ottovolante, quindi. E si arriva ad oggi: una giornata partita con Casini e Belloni in campo e terminata con un nuovo nulla di fatto.
Casini, raggiunto da tanti parlamentari durante il quarto scrutinio, ha mostrato il sorriso delle grandi occasioni. E’ una corsa, si può vincere o si può perdere, ha spiegato a chi gli ha parlato. Ora non è ancora del tutto escluso che alla fine del giro odierno non si viri di nuovo su Casini, anche se sia nel centrodestra che nell’ex fronte rosso-giallo l’ipotesi viene data come poco probabile. «Ma c'è modo e modo di perdere - afferma un centrista -, il no della Meloni era atteso, quello di Salvini di meno». Perché tra le tesi che sostengono i leghisti, oltre al fatto che il partito non avrebbe retto la candidatura Casini (ma una parte dei senatori aveva aperto) e che i presidenti di Regione erano contrari, c'è pure la spiegazione che l’ex presidente della Camera non avrebbe chiamato Salvini.
«Una telefonata non si nega mai. Casini ha il telefono sempre acceso», osserva un esponente centrista. Sta di fatto che per il momento si è tornati al punto di partenza tra le considerazioni di "big" e "peones" dei grandi elettori. A Mattarella sono andati 166 voti, la gran parte arrivati dai parlamentari del Movimento 5 stelle, è la lettura che si fa nel palazzo, che già nei giorni scorsi avevano indicato il Capo dello Stato nel segreto dell’urna. Sarebbero potuti essere ancora di più, si sostiene tra i sostenitori, e infatti i gruppi parlamentari insistono sulla necessità di non escludere il Mattarella bis. Sul tavolo ci sono altre opzioni, riferiscono fonti parlamentari della maggioranza. Ma in realtà tante strade sono state sbarrate e le rose lanciate nei giorni scorsi sembrano già appassite.
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Tra i votati Altobelli, Veltroni e Taverna
Sono per la maggior parte schede bianche, poi i voti per Sergio Mattarella (oltre 80 per ora) e per Nino Di Matteo, candidato di Alternativa. Ma spuntano voti anche per l’ex attaccante dell’Inter Alessandro Altobelli, per l’ex segretario del Pd Walter Veltroni e per il ministro leghista Giancarlo Giorgetti. Un voto anche per lo storico Alessandro Barbero, per la M5s Paola Taverna. Preferenze anche per Pierluigi Bersani, per Mario Segni, Pierluigi Castagnetti. Rispetto ai precedenti tre scrutini, il numero dei voti dati a personalità che sono al di fuori del mondo della politica e delle istituzioni, al momento, risulta essere molto inferiore. Tra i voti nel quarto scrutinio spunta il nome del direttore d’orchestra Riccardo Muti. Voti anche per Giuliano Amato e Pier Ferdinando Casini, per la Guardasigilli Marta Cartabia, nome indicato da Azione. Una quarantina a Di Matteo, nome indicato da Alternativa, che fino a ieri aveva invece votato per Paolo Maddalena.
23.21 Il centrodestra domani dovrebbe puntare sul nome di Maria Elisabetta Casellati, o comunque un nome dalla rosa già proposta in questi giorni. Domani è prevista una nuova riunione della coalizione per confermare questa linea.
19.10 Non si svolgerà la riunione fra i leader di Forza Italia e Udc prevista inizialmente alle 18 alla Camera, prima del vertice di centrodestra, a sua volta previsto alle 19 e poi rinviato dopo le 21.
14:59 Terminato lo spoglio, si procede a computo voti - E’ terminato, in tempi rapidissimi, lo spoglio delle schede del quarto scrutinio per l’elezione del presidente della Repubblica. Si procede ora al computo dei voti.
Conclusa quarta votazione,ora al via lo spoglio - Si è conclusa nell’Aula di Montecitorio la quarta votazione del Parlamento in seduta comune integrato dai delegati delle regioni per eleggere il presidente della Repubblica. Parte ora lo spoglio, che viene effettuato personalmente dal presidente della Camera Roberto Fico.
13:26 Di Maio: Belloni? non giochiamo a bruciare i nomi - «Non giochiamo a bruciare i nomi». Lo ha detto arrivando alla Camera il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano un commento al nome di Elisabetta Belloni per il Quirinale.
12:56 Letta, utile doppia votazione al giorno - Sarebbe utile la doppia votazione da domani? «Sì, noi siamo d’accordo, l’abbiamo chiesta all’inizio». Lo ha detto il segretario del Pd Enrico Letta rispondendo ai cronisti presenti a Montecitorio.
11:07 fonti centrodestra: irritazione Meloni su astensione - Irritazione di Giorgia Meloni nel vertice di centrodestra che ha optato per l’astensione alla quarta votazione sul Quirinale, su cui invece la leader di FdI aveva chiesto, come ieri, di esprimersi votando un nome dell’area di centrodestra, per superare lo stallo e anche dopo il risultato ottenuto da Guido Crosetto. E’ quanto si apprende da fonti di centrodestra presenti alla riunione di stamani.
12:15 Renzi, astensione centrodestra? Lo trovo scandaloso - «Davanti a questa situazione di difficoltà trovo irresponsabile questo atteggiamento del centrodestra di non partecipare al voto. E’ un atteggiamento non all’altezza delle istituzioni, profondamente ingiusto verso i cittadini. Indipendentemente dai nomi, trovo scandaloso che oggi il centrodestra abbia fallito l’esame di maturità che aveva. Mancano poche ore, speriamo che per domani si recuperi saggezza, è finito il tempo delle bambinate. Questo gioco dei nomi è insopportabile». Lo ha detto il leader di Italia viva Matteo Renzi, parlando ai cronisti davanti Montecitorio.
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