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Calenda (cita il gladiatore) e rompe col Pd, Letta: “Assist alla destra”. Terzo polo e altri scenari

Il fronte progressista messo pazientemente insieme dal segretario Pd per sfidare Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia ha perso un pezzo, quello di centro, che era stato il più corteggiato, il più difficile da convincere. A pochi giorni dal patto firmato, il leader di Azione ha fatto retromarcia. «È una delle decisioni più sofferte - ha detto - ma non intendo andare avanti con questa alleanza». A fargli cambiare idea, ha spiegato, è stata l’aggiunta dei «pezzi stonati», cioè gli accordi che Letta ha stretto sia con Sinistra Italiana e Verdi sia con Luigi Di Maio e Bruno Tabacci. Una giustificazione che ha fatto infuriare il Pd: «Onore è rispettare la parola data. Il resto è populismo d’élite». Perché - ricordano i Dem - quando è stato siglato quell’accordo con Azione, era inteso che ci sarebbero stati patti anche con le altre forze. Per Carlo Calenda (che su Twitter e Instagram ha richiamato una nota citazione de Il gladiatore) però, la coalizione del Pd «è fatta per perdere. C’era l’opportunità di farne una per vincere. La scelta è stata del Pd, sono deluso». La risposta di Enrico Letta è stata lapidaria: «Da tutto quel che ha detto, mi pare che l’unico alleato possibile per Calenda sia Calenda. Se lo accetta. Noi andiamo avanti nell’interesse dell’Italia».

 

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L’annuncio di Calenda è arrivato in Tv, a in Mezz’Ora, dopo ore di un insolito silenzio social, che ha lasciato in sospeso i potenziali alleati, reduci dagli accordi firmati il giorno precedente. Letta ha lavorato per mesi a un fronte che fosse il più largo possibile, con l’obiettivo di giocare la difficile partita del 25 settembre, di contrastare un centrodestra dato come favorito nei sondaggi e che si presenterà unito, con una legge elettorale che premia le alleanze. Il quadro delle coalizioni al centro e a sinistra è stato stravolto. Di nuovo e in poche ore. Calenda correrà da solo, a meno che non trovi un’intesa con Matteo Renzi, al lavoro sul Terzo Polo con le liste civiche dell’ex sindaco di Parma Federico Pizzarotti.

Il Pd andrà avanti con Verdi-Si e Impegno civico di Di Maio e Tabacci. Probabilmente anche con Più Europa, che è federata con Azione ma non sembra condividere l’addio di Calenda al Pd e darà nelle prossime ore una probabile conferma dell’accordo con il Partito democratico. «C’è grande sorpresa per la decisione unilaterale presa da Calenda - ha detto il deputato e presidente di +Europa, Riccardo Magi -. Noi continuiamo a dare una valutazione positiva al patto col Pd». Nonostante le spinte di Sinistra italiana, sembra escluso un ritorno di fiamma fra Pd e M5S. «È stato Conte a far cadere il governo Draghi - ha detto Letta -. Un’enorme responsabilità e per noi, questo è un fatto conclusivo». Anche il presidente Cinque stelle sembra aver chiuso la porta: «A Enrico rivolgo un consiglio non richiesto: offri pure i collegi che si sono liberati a Di Maio, Tabacci e agli altri alleati. Questo disastro politico mi sembra lontano anni luce dal progetto riformistico realizzato durante il Conte II». Fra gli ex corre il veleno. E gli ex sono ogni giorno di più. «Oggi mi trovo a fianco a persone che hanno votato 54 volte la sfiducia a Draghi - ha detto Calenda riferendosi a Si e Verdi-. Mi sono un po’ perso». Il leader di Azione ha anche rivelato di aver offerto a Letta un patto a due, senza altre liste: «Gli ho proposto di fare un’alleanza netta e che rinunciavo ai collegi, avrei accettato anche solo il 10%» dei seggi, invece del 30% stabilito nel patto col Pd, ora carta straccia. Per dirla con il vicesegretario, Peppe Provenzano, per il Pd: «Non c’è spazio per terzi poli». E quindi Letta mette una pietra su Calenda: «Che promesse può fare agli italiani se sanno che già con gli alleati ha rotto la parola data? Con questa legge elettorale gli italiani dovranno scegliere se essere governati da Meloni, dalle destre o da noi, questa scelta è netta e Calenda ha deciso di aiutare la destra, facendo quello che ha fatto».

 

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