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Governo, anche il Senato dà la fiducia al Governo Meloni: 115 sì, 79 no

Dopo aver incassato la fiducia alla Camera, il Governo Meloni la ottiene anche alla Camera: 115 sì, 79 no, 5 astenuti. Giorgia Meloni era entrata nell’emiciclo di Palazzo Madama salutata da un lungo applauso dei senatori del centrodestra, ascoltando uno ad uno gli interventi che «ci aiutano a fare una grande operazione di verità sulle condizioni dell’Italia che ereditiamo anche da chi ci accusa». E, in sede di replica, aveva risposto a tutte le osservazioni che le sono state mosse e difende il suo manifesto di Governo. Soprattutto per quanto riguarda la parte economica del programma, a cominciare dall’innalzamento del tetto per i contanti. «Lo dirò con chiarezza - afferma scandendo le parole - non c'è correlazione fra l’intensità del limite al contante e la diffusione dell’economia sommersa. Ci sono paesi in cui il limite non c'è e l'evasione è bassissima, sono parole di Piercarlo Padoan, ministro dei governi Renzi e Gentiloni, governi del Pd».

Il primo a prendere la parola era stato il senatore di FdI, Giorgio Salvitti, passato a "Noi Moderati" per far nascere il quarto gruppo della maggioranza, che confessa di sentirsi «molto emozionato» per il suo primo intervento in Parlamento. Poi è la volta di Mario Monti che annuncia la sua astensione, seguito da Maria Stella Gelmini, l’ex ministra ora nel Terzo Polo che assicura un’opposizione di merito «ma senza sconti». Al termine del suo intervento, Matteo Salvini, seduto accanto alla premier, si alza e se ne va e si chiude nel suo studio a lavorare. Sono 34 i senatori che si iscrivono a parlare. Tra gli interventi più significativi quello di Ilaria Cucchi che punta il dito contro le forze di polizia intervenute ieri all’Università La Sapienza. Nel dibattito che si apre in Aula trova molte aperture la proposta di dar vita alla Commissione d’inchiesta sul Covid. Lo ribadisce il terzo Polo anche con Carlo Calenda e rilancia il Pd con Francesco Boccia secondo il quale un’inchiesta potrebbe servire a «capire una volta per tutte le responsabilità delle Regioni, soprattutto quelle del Nord». Degno di nota anche il discorso di Roberto Scarpinato, l’ex Pm del processo Andreotti che peraltro si trova a prendere la parola subito prima dell’avvocato dell’ex premier Dc Giulia Bongiorno. Ricorda che il fascismo, da ideologia del '900 si è trasformato in Italia in quel neofascismo che è stato alla base della strategia della tensione e dello stragismo e che purtroppo è ancora vivo nel Paese. Quindi, a proposito della guerra alla mafia annunciata da Meloni, ricorda che la criminalità organizzata va combattuta tutta, anche quella dei colletti bianchi che invece sembra ancora ben salda nelle istituzioni.

«Non mi sarei mai aspettata dopo 20 anni a dover prendere la parola dopo Scarpinato», commenta Giulia Bongiorno. Meloni, rispondendo a Scarpinato, parla di «teorema della magistratura». Evento clou della giornata a Palazzo Madama anche il discorso di Silvio Berlusconi, il primo in Aula dopo 9 anni, da quando dovette lasciare l’incarico di parlamentare. Berlusconi entra in Aula accompagnato da Licia Ronzulli che, dopo i dissapori dei giorni scorsi durante la formazione del governo, tende la mano alla Meloni dicendo che «ci descrivono divise», ma invece "combatteremo insieme» in tutte le battaglie che il nuovo esecutivo dovrà fare.  «Ieri ho ascoltato dal Presidente Meloni parole definitive e totalmente condivisibili sui diritti, sulle libertà, sulla necessità di abbassare le tasse e di promuovere una pace fiscale -ha detto Berlusconi - un impegno ad affrontare subito le grandi emergenze a partire dalla necessità di abbassare i costi dell’energia per le famiglie e per le imprese, riprendendo una politica energetica non più condizionata dal «partito dei no» e dall’ambientalismo ideologico della sinistra. Siamo ben consapevoli delle difficoltà che abbiamo dinnanzi, siamo consapevoli delle attese degli italiani e delle responsabilità che abbiamo nei loro confronti. Ma abbiamo soprattutto il dovere di andare avanti, perché siamo di fronte a nuove emergenze che sono motivo di grave allarme sociale. Le imprese e le famiglie sono in difficoltà e chiedono aiuto. Non possiamo lasciarle senza risposta». In mattinata, riunione di tutti gli eletti del M5S con Giuseppe Conte e Beppe Grillo per fare il punto sul da farsi.

 

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