Quale vaccino scegliere tra Pfizer, Moderna, AstraZeneca, Johnson? Il Piano anti Covid-19 (aggiornato al 23 aprile 2021) indica le categorie a rischio, “persone estremamente vulnerabili”, per le quali “viene raccomandato preferenzialmente l’utilizzo di vaccini anti Covid a mRNA” (e quindi Pfizer e Moderna) e non i vaccini AstraZeneca e Johnson & Johnson. Una lunga serie di patologie per le quali il vaccino Pfizer è quello maggiormente consigliato. Ad alcuni pazienti è meglio non somministrare gli altri.
La categoria “estremamente vulnerabili”.
Nei soggetti identificati nella categoria estremamente vulnerabili, in ragione di condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici o per patologia concomitante, che aumenti considerevolmente il rischio di sviluppare forme fatali di Covid-19, si conferma l’indicazione a un uso preferenziale dei vaccini a RNA messaggero (Moderna e Pfitzer).
Disabili gravi e i loro assistenti, obesi, diabetici, ipertesi e persone che soffrono di patologie neurologiche o respiratorie. Sono alcuni dei gruppi di che potranno avere un accesso prioritario al vaccino anti Covid in base al nuovo Piano presentato in Conferenza Stato-Regioni. La nuova versione del documento, oltre a confermare la priorità per over 80, personale scolastico e delle forze dell’ordine, individua tra i soggetti da vaccinare in via prioritaria cinque categorie, definite sulla base dell’età e delle condizioni di salute preesistenti.
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La Categoria 1 include soggetti a "elevata fragilità", ovvero "persone estremamente vulnerabili e con disabilità grave», che "hanno un rischio particolarmente elevato di sviluppare forme gravi o letali».
Un’ampia categoria in cui sono inclusi: disabili gravi ai sensi della legge 104/1992 e i loro familiari conviventi e caregiver; persone che soffrono di fibrosi polmonare idiopatica, scompenso cardiaco avanzato, malattie neurologiche (come sclerosi laterale amiotrofica, sclerosi multipla, distrofia muscolare, paralisi cerebrali infantili), fibrosi cistica, cirrosi epatica, gravi malattie autoimmuni o immunodeficienze primitive. E, ancora per tutti i soggetti in trattamento con farmaci biologici o terapie immunodepressive, per quelli in dialisi e per quelli con diabete di tipo 1 e per quelli con diabete di tipo 2 in forma grave o con complicanze. Sono inclusi anche pazienti che hanno avuto ictus o ischemie che ne abbia compromesso l’autonomia neurologica e cognitiva, pazienti con tumore maligno in fase avanzata, i talassemici, quelli con Sindrome di Down, Aids, grave obesità e quelli in attesa o sottoposti a trapianto. Nel caso di minori estremamente vulnerabili e che non possono essere vaccinati «vanno vaccinati i relativi genitori, tutor o affidatari».
La Categoria 2 riguarda persone di età compresa tra i 70 e i 79 anni, e «viene definita invece sulla base del criterio anagrafico, in quanto questa variabile assume un ruolo preponderante nella valutazione dei fattori di rischio di mortalità associata a Covid-19. Infatti, in questa fascia di età il tasso di letalità di coloro che vengono a essere infettati risulta pari al 10%».
Nella Categoria 3 rientrano le persone di età compresa tra i 60 e i 69 anni e, in questo caso, la «priorità viene definita ancora sulla base del criterio anagrafico. In questa fascia di età il tasso di letalità tra gli infettati risulta pari al 3%».
Nella Categoria 4 rientrano invece persone sotto i 60 anni con comorbidità ma «senza la connotazione di gravità riportata per le persone estremamente vulnerabili». In gran parte, le tipologie di malattie prese in considerazione sono le stesse assunte per le persone estremamente vulnerabili, «ma il livello di gravità considerato è inferiore». Vi rientrano: malattie respiratorie, cardiocircolatorie, neurologiche, ipertensione, diabete, Hiv, patologie renali, autoimmuni, epatiche, cerebrovascolari, tumori.
Infine, nella Categoria 5 rientra il resto della popolazione di età inferiore ai 60 anni senza particolari condizioni di salute. A prescindere dall’età e dalle condizioni di fragilità, resta comunque confermata la priorità alle categorie che hanno già iniziato nelle scorse settimane la vaccinazione: personale di scuola, università, forze armate, polizia, soccorso pubblico, penitenziari e comunità residenziali, come strutture socio-sanitarie o religiose.
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