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Le Frecce Tricolori compiono 60 anni FOTO

Oltre un secolo di storia italiana nei cieli rivive ogni volta che la pattuglia acrobatica entra in azione. Su queste macchine volanti c'è spazio solo per i migliori, scelti per imprimere una "firma" verde-bianco-rossa nell'orizzonte di diverse città del mondo.

La tradizione acrobatica dell'aeronautica militare iniziò negli anni Trenta con la prima scuola di Campoformido, diretta dal colonnello Rino Corso Fougier, comandante del 1º Stormo. Alla guida di cinque Fiat C.R.20 i piloti si esibivano in una figura non dissimile dalla "bomba" d'epoca recente. Nonostante i buoni risultati che cominciavano a intravedersi, lo scoppio della Seconda guerra mondiale segnò una brusca frenata per questo tipo di attività, fino al forzato scioglimento della pattuglia.

Il clima di austerità dell'immediato Dopoguerra, legato in particolare al numero ridotto di velivoli disponibili, impedì la ricostituzione di una squadra ufficiale. All'inizio degli anni Cinquanta ciò favorì la nascita di diversi stormi che guadagnarono la ribalta internazionale, partecipando a numerose manifestazioni di forte richiamo. A fare da apripista fu il 51° stormo, seguito qualche anno dopo dal "Cavallino Rampante" e dal "Guizzo", più tardi divenuto popolare con il nome "Getti tonanti", fino alla comparsa nel 1957 di "Diavoli Rossi" e "Lanceri Neri".

Sul piano delle macchine si passò dai P-51D Mustang agli F-84F Thunderstreak, entrambi made in USA.
A cavallo degli anni Sessanta, in vista anche del grande appuntamento con il Centenario dell'Unità d'Italia, si pensò alla formazione di un'unica pattuglia acrobatica, da affidare all'eccellenza dei piloti.

In questo clima, il 1° marzo, si arrivò all'istituzione del 313° Gruppo di Addestramento Acrobatico PAN "Frecce tricolori", il cui quartier generale venne individuato nell'aeroporto di Rivolto (nel comune di Codroipo, provincia di Udine).

Il gruppo, composto inizialmente da pochi elementi, volò con gli F-86E Sabre fino al 1963. Successivamente si arrivò a nove unità più il solista e alla possibilità di utilizzare fumi colorati, mentre dai cacciabombardieri Fiat G.91PAN si passò agli "italianissimi" MB-339PAN, tutt'oggi in dotazione. Gli stessi vennero modificati nel tempo fino a renderli estremamente leggeri e adatti a supportare le traiettorie più spericolate.

Il disegno attuale di questi modelli presenta sulla fiancata una banda tricolore su sfondo blu, e nello scarico posteriore un tubicino dal quale fuoriesce il fumo colorato, composto di olio di vaselina. Le figure eseguite dalla pattuglia variano da un'altezza superiore ai 2.000 metri a passaggi a bassa quota. Il pezzo forte delle loro performance li vede, con la formazione al completo, disegnare in cielo un tricolore lungo 5 km. Eseguito per la prima volta a Pratica di Mare, particolarmente suggestiva è stata la riproposizione in chiusura delle celebrazioni per il 150° dell'Unità.

In ogni manovra non c'è margine d'errore, per questo si selezionano i migliori piloti tra quelli che hanno più di 1.000 ore di volo.
Ciononostante, in 16 hanno perso la vita per incidenti verificatisi durante la fase di addestramento o nelle manifestazioni ufficiali. U
n giallo tuttora irrisolto resta il disastro di Ramstein, di cui rimasero vittime tre piloti e 67 spettatori.
L'episodio destò molti sospetti nell'opinione pubblica, legati al fatto che due dei piloti avrebbero dovuto deporre al processo sulla Strage di Ustica.

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