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Milan-Inter, 90’ da (e di) applausi. Derby-show in campo e sugli spalti con l’omaggio agli eroi del Covid

Novanta minuti da applausi per quanto visto in campo, novanta minuti di applausi per lo spettacolo offerto sugli spalti. Il derby della Madonnina tra Milan e Inter è tutto in questa “doppietta”. Chi ha pagato il biglietto non dimenticherà la notte meneghina. Nei fatti (e la classifica è il “fatto” principale) non è cambiato nulla, complice il pari tra Napoli e Verona che fa il paio con il segno “X” della stracittadina, e restano invariate le distanze tra le due battistrada Milan-Napoli e l'Inter: c'è sempre un morbido cuscinetto di sette punti che fa dormire - al momento - sonni tranquilli a Pioli e Spalletti.

Un calcio al solito calcio: sono questi i messaggi che ci piacciono. In campo e fuori

Anche il più cinico dei sostenitori, non può che inchinarsi di fronte a quanto mostrato sul prato verde ma soprattutto sul trespolo delle tribune di San Siro. E non esattamente in quest'ordine. I tifosi del Milan si sono superati, perché alla prima occasione buona - il derby - hanno colto la palla al balzo per ricordare gli “eroi” del Covid: medici, infermieri, Oss e similari che hanno combattuto la guerra della pandemia in prima linea, senza avere il conforto di una trincea. Perché quando si fronteggia un nemico invisibile non esistono molte protezioni dietro cui arroccarsi. Hanno sofferto anche loro, i tifosi, perché dopo la vita ci sono le passioni. E il Covid ha fatto a cazzotti con entrambe, colpendo fortissimo In Lombardia. Colpendo fortissimo a Milano. Ecco perché, come recitava uno striscione “Milano non dimentica”. Il derby di domenica 7 novembre 2021, infatti, è stato anche il derby del ritorno dei tifosi sugli spalti in un Milan-Inter. Una goduria, un sound dato troppo per scontato fino a quando l'emergenza sanitaria ha agito anche sul mixer dei volumi, spegnendo l'euforia e svuotando i seggiolini del Meazza. Sono tornati anche gli sfottò: troppo ghiotta l'occasione capitata ai sostenitori nerazzurri per non ricordare con una coreografia quanto accaduto lo scorso anno: la vittoria del diciannovesimo scudetto. Perché anche grazie al calcio Milano ha potuto riacquistare il sorriso e la voglia di far sorridere.

“Possiamo andare a bordocampo? No, ancora no. Attaccano!”

Lo spettacolo in campo merita un capitolo a parte. I puristi e i demagoghi del nostro calcio, promotori dell'esportazione degli altrui modelli (“Ah come giocano in Inghilterra: avete visto che ritmi?”, “La Spagna indica la strada maestra da tempo, ma noi siamo catenacciari”; “Anche la Germania e la Francia ci hanno surclassato” e altre iniezioni di... sfiducia simili) sono stati serviti. Milan-Inter è stato uno spettacolo, degno di quanto mostrato sulle tribune nel giorno del ritorno della stracittadina alla Scala del calcio. Ritmi vertiginosi (allora è legale anche da noi?), occasioni da una parte e dall'altra, squadre proiettate in avanti fino all'ultimo a caccia del pertugio giusto. Due rigori (sul primo si può discutere per ore, ma l'ingenuità di Kessie resta colossale), il gol dell'ex, la stecca di Lautaro, la parata dell'eterno dodicesimo Tatarasanu, il palo di Saelemaekers sui titoli di coda. Tutto in novanta minuti (da e di applausi) in grado di far saltare gli schemi in campo e in... cabina di commento. Per informazioni chiedere informazioni al duo di Dazn Pierluigi Pardo-Francesco Guidolin, ma soprattutto al povero bordocampista di turno che ha chiesto invano la linea nel primo tempo per diversi minuti mentre Inter e Milan trascinavano la palla da una parte del prato verde a ritmi supersonici. E per una volta anche il tanto vituperato calcio in streaming è parso... veloce.

Horto muso, il sorriso della Dea, il ritorno del mago e lo special flop

E le altre quattro sorelle? Nessuna si è lontanamente avvicinata allo show del Meazza, ma gli spunti non mancano e la dodicesima giornata li ha serviti su un piatto d'argento. A cominciare dall'ennesima vittoria di Horto muso della Juventus, quando il pari tra bianconeri e Fiorentina sembrava cosa fatta. Ci ha pensato Cuadrado (ex dal core ingrato anche lui) a rompere l'equilibrio e mettere a dura prova le coronarie dei tifosi. Molto meno sofferta la vittoria dell'Atalanta (avvenuta in rimonta) sul campo del Cagliari, frutto della solita Za(m)pata. Il derby di Lotito tra Lazio e Salernitana è andato ai biancocelesti ma non ci voleva la zingara per indovinare il risultato finale, alla luce della clamorosa differenza di valori tecnici in campo; semmai c'è voluto il “mago”, al secolo Luis Alberto (sarà anche discontinuo, ma quando il pennello funziona su quella tela può comparre di tutto), per condire un successo annunciato con giocate borderline con la fantascienza. E la Roma? Dopo mesi e mesi trascorsi a contestare il calcio mostrato dal portoghese Fonseca, i sostenitori giallorossi stanno “ammirando” (è ironico, se non bastassero le virgolette...) con il più illustre dei lusitani (tra i tecnici): lo Special One José Mourinho. Che di Special ha solo il passato, ormai. L'ennesimo naufragio giallorosso in Laguna è in perfetta linea con la parabola vissuta da Mou. Vuoi vedere che il portoghese giusto era l'altro?

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