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Goggia... scava la roccia. Sofia, sei l'Italia che non muore mai: dall'incubo ritiro all'argento

Le ha messe tutte in riga, meno che una. Ma l'argento conquistato da Sofia Goggia nella discesa olimpica di Pechino vale il doppio di un oro. Sarebbe stato un metallo pregiato anche in condizioni normali (il libro a 5 cerchi non è per tutte...) ma la rappresentante azzurra ha voluto esagerare. Una delle pagine più pesanti, cariche di inchiostro ed emozioni, l'ha scritta oggi - 15 febbraio 2022 - Sofia Anna Vittoria da Bergamo. Condizioni normali, dicevamo. O meglio: anomale. Perché la Goggia, fino a 48 ore prima del secondo posto cinese, non sapeva neanche se nel giorno dell'appuntamento più importante del quadriennio avrebbe potuto sfregare le tibie contro il cancelletto di partenza e lasciar andare la propria esuberanza tecnica, un paletto dopo l'altro. Lunedì (secondo il fuso orario italiano) la svolta: ultima prova prima della discesa, quella che attribuisce i pettorali (importante un po' come la griglia di partenza nella Formula 1) e un quarto posto “controllato”, senza spingere troppo. Perché 22 giorni fa Sofia Anna Vittoria da Bergamo zoppicava dopo la rovinosa caduta di Cortina: lesione parziale del legamento e piccola frattura del perone. Qualunque altra atleta avrebbe sfilato con rabbia gli scarponi, spento la luce dei sogni e pensato addirittura al ritiro (a 30 anni suonati, con un'operazione alle spalle, una all'orizzonte e un percorso di riabilitazione, un pensierino viene spontaneo). Ma non si è campionesse per grazia ricevuta, sono proprio i momenti bui a misurare la caratura di un fenomeno. In tre settimane ha compiuto un autentico capolavoro. Cupido ha scoccato la sua freccia con un giorno di ritardo, dimostrando che tra i predestinati e lo sport è San Valentino tutti i giorni.

Dalla paura all'impresa

Il medico della Fisi, Andrea Panzeri, parlava così nel giorno della visita post-infortuni: «La speranza olimpica va tenuta aperta. Il trauma è importante, il ginocchio operato ne ha risentito, e i giorni sono pochissimi, ci attacchiamo alle speranze e alla forza di Sofia. Niente è precluso al 100%, niente è dato per certo al 100%: vedremo se farà il miracolo. Ci vuole tanta forza e tanto lavoro». Il miracolo è servito. Perché Sofia, con pazienza e tanto amore per il suo lavoro, ce l'ha fatta. Una Goggia che scava la roccia.

 

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