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Bombe al confine dell'Unione Europea. Mariupol circondata, Kiev assediata - VIDEO

Rapito il sindaco di Melitopol. Mosca arruola 16mila mercenari

La guerra di Putin avanza verso l’Ue. Mentre il fronte orientale alle porte del Donbass è stretto in un assedio sempre più feroce, con Mariupol «completamente circondata» e il sindaco di Melitopol sequestrato da agenti di Mosca, le forze russe hanno esteso i raid all’ovest dell’Ucraina, colpendo l’aeroporto di Lutsk e Ivano-Frankivsk con missili e cannonate. Bombardamenti che hanno preso di mira due centri a circa 150 km a nord e sud di Leopoli, vicino al confine polacco, ritenuta finora relativamente sicura, tanto da accogliere le ambasciate occidentali rimaste. Anche verso Kiev, dopo giorni di apparente rallentamento, si segnala un’avanzata del maxi-convoglio militare degli invasori, che sarebbe stato "disperso» e redistribuito per tentare un accerchiamento della capitale da più fronti, con una manovra a tenaglia.

E dopo un incontro di cinque ore tra Vladimir Putin e Alexander Lukashenko, l’intelligence militare ucraina ha diffuso anche l'allerta su un’imminente invasione anche delle forze di Minsk, che però ha smentito il presunto casus belli denunciato da Kiev di un bombardamento russo in Bielorussia sotto falsa bandiera. Un allarme che al momento non trova conferme neanche dal Pentagono. Dopo i negoziati conclusi in un nulla di fatto, l’offensiva ha fatto segnare nelle ultime ore un’accelerazione, con l'apertura di nuovi fronti. Un ulteriore segnale che, nelle intenzioni del Cremlino, la guerra dovrebbe durare ancora a lungo.

Tanto che anche Mosca, dopo le brigate internazionali annunciate dall’Ucraina, si è detta pronta a inviare i suoi mercenari: oltre 16.000 «volontari», soprattutto dal Medio Oriente, tra cui molti siriani, che hanno chiesto di essere arruolati per combattere nel Donbass a fianco delle autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk «per unirsi a quello che chiamano un movimento di liberazione», nelle parole del ministro della Difesa russo Serghei Shoigu. "Riteniamo ovviamente che sia giusto esaudire queste domande, in quanto queste persone non vogliono denaro, ma parlano dal cuore», ha detto, sottolineando che molti hanno combattuto nell’ultimo decennio contro l’Isis. Secondo media panarabi sarebbero invece miliziani cui Mosca ha offerto mille dollari al mese per un impegno sul campo che duri almeno fino a ottobre.

I raid continuano intanto a colpire senza tregua, mentre i corridoi umanitari restano di fatto bloccati. Sotto attacco è finita per la prima volta anche Dnipro, terza città del Paese sul fiume omonimo, un centinaio di chilometri a nord della centrale nucleare di Zaporizhzhia, presa dai russi nei giorni scorsi e dove l’Aiea ha promesso «ispezioni fisiche», come a Chernobyl. Almeno tre le esplosioni segnalate - in una fabbrica di scarpe e vicino a un asilo nido e a un condominio - con una vittima accertata. Il fronte più caldo resta il Donbass, dove le milizie filo-russe hanno rivendicato la conquista di Volnovakha, località strategica a nord di Mariupol. Quest’ultima resta il grande obiettivo di Mosca per garantire ai separatisti uno sbocco sul mare. Secondo la Difesa russa, la città portuale è adesso completamente circondata, con «tutti i ponti distrutti», mentre le autorità locali parlano di quasi 1.600 civili uccisi in 12 giorni «di blocco della città e bombardamenti spietati».

Mentre a Melitopol, 200 km più a ovest, i russi sono già entrati e, secondo il ministero degli Interni ucraino, hanno sequestrato con un blitz di una decina di 007 il sindaco Ivan Fedorov, che aveva rifiutato di ammainare la bandiera, «portandolo via con un sacchetto di plastica in testa». Drammatico il bilancio anche a Kharkiv, la seconda città ucraina nell’est al confine russo, dove le vittime segnalate tra la popolazione sono 201, compresi 11 bimbi. Ma anche per Mosca le perdite sono pesanti. Kiev ha riferito dell’uccisione di un terzo generale nemico, Andrey Kolesnikov. In tutto, i generali russi sul campo sarebbero una ventina: una cifra ritenuta particolarmente alta vicino alla linea del fronte e che, secondo l’intelligence occidentale, testimonierebbe le difficoltà strategiche degli assedianti. «Stiamo affrontando uno stato terrorista», ha tuonato nuovamente il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Che però, al sedicesimo giorno di guerra, con migliaia di morti e 2,5 milioni di profughi, ha provato a lanciare un messaggio di fiducia: «Abbiamo raggiunto una svolta strategica. Siamo già sulla strada per la vittoria».

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