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Esplosione ad Alessandria, fermato per omicidio il proprietario della cascina: tentata frode assicurativa

L'esplosione a Quargnento

Fermato con l'accusa di omicidio Giovanni Vincenti, proprietario della cascina di Quargnento, in provincia di Alessandria, nella cui esplosione sono rimasti uccisi tre vigili del fuoco. Vincenti è ritenuto responsabile di disastro doloso, omicidio e lesioni volontarie per l'esplosione che la notte tra il 4 e il 5 novembre ha distrutto il suo cascinale.

C'è una tentata frode all’assicurazione dietro la tragedia. Lo rende noto il procuratore di Alessandria Enrico Cieri nel corso di una conferenza stampa. L’uomo fermato ha confessato, negando però l’intenzione di volere uccidere. Anche la moglie di Giovanni Vincenti è indagata a piede libero nell’inchiesta che ha portato all’arresto del marito.

Mentre alla richiesta di un coinvolgimento anche di anche Stefano Vincenti, figlio di Giovanni, il comandante provinciale dei carabinieri di Alessandria, colonnello Michele Angelo Lorusso, ha risposto ai giornalisti con un "No comment".

Vincenti e la moglie erano «fortemente indebitati», ha affermato il procuratore illustrando i particolari dell’operazione. «Lo scorso agosto - rivela il magistrato - l’assicurazione dell’edificio era stata estesa al fatto doloso. Il premio massimale era di un milione e mezzo di euro». Il foglio di istruzioni del timer che ha provocato l’esplosione della cascina è stato ritrovato dai carabinieri nella casa di Vincenti. Il bugiardino si trovava sul comò nella camera da letto.

«Il timer era stato settato all’1.30 ma accidentalmente c'era anche un settaggio alla mezzanotte. Questo ha portato alla prima modesta esplosione che, ahimè, ha allertato i vigili del fuoco», ha spiegato Cieri. L’esplosione doveva essere una sola ma l’errore nella programmazione del timer, collegato alle bombole del gas, ha provocato la tragedia.

La svolta nelle indagini è arrivata a poche ore dai funerali solenni di Antonino, Marco e Matteo nella cattedrale dei Santi Pietro e Marco di Alessandria, alla presenza tra gli altri del premier Giuseppe Conte, del presidente della Camera Roberto Fico e del ministro dell'Interno Luciana Lamorgese. "Dovete beccarli, dovete fare di tutto per beccarli", è stato l'appello che i parenti delle tre vittime hanno rivolto nell'occasione al presidente del Consiglio.

Numerosi gli accertamenti tecnici e gli interrogatori, tra cui nelle ultime ore quello proprio di Giovanni Vincenti. L'uomo, che gli inquirenti avevano già ascoltato più di una volta, ha risposto per diverse ore alle nuove domande degli investigatori. In caserma anche un avvocato, Laura Mazzolini del foro di Alessandria, e due donne, che arrivano e se ne vanno in auto nell'arco di una ventina di minuti.

"Ho assistito all'interrogatorio, non posso dire nulla", si è limitato a dichiarare il legale lasciando gli uffici dell'Arma in piazza Vittorio Veneto poco prima delle 2 del mattino. "Penso che tra poco - ha aggiunto - avrete delle dichiarazioni ufficiali". Poco dopo ha lasciato la caserma anche il procuratore Cieri, limitatosi ad un "no" con la mano rivolto dall'auto ai giornalisti.

Davanti al comando provinciale anche alcuni cittadini che, saputo dell'interrogatorio, hanno raggiunto gli uffici dell'Arma. La notizia del fermo di polizia giudiziaria arriva alle 2.29 con un comunicato di dieci righe che rimanda alle 9 i dettagli dell'operazione.

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