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Figliuolo e Speranza alle Regioni: "Terze dosi anticipate al 22 novembre". Governo "diviso" sui no vax

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha suggellato le dichiarazioni del commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo diffuse in una nuova circolare alle Regioni

«La curva del contagio sale nel nostro Paese e, ancora di più, nei Paesi europei vicini all’Italia. Il vaccino è lo strumento principale per ridurre la diffusione del virus e le forme gravi di malattia. È giusto, quindi, anticipare al 22 novembre la campagna per i richiami vaccinali per la fascia d’età 40-59 anni» così il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha suggellato le dichiarazioni del commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo diffuse in una nuova circolare alle Regioni.

In sostanza Regioni potranno «anticipare al prossimo 22 novembre l’avvio della somministrazione della dose booster in favore di soggetti di età compresa tra i 40 e i 59 anni, purché siano trascorsi almeno sei mesi dal completamento del ciclo primario di vaccinazione». La decisione, sottolinea Figliuolo, è legata all’evoluzione del quadro epidemiologico delle ultime settimane, che indica un «progressivo incremento dell’incidenza settimanale di nuovi casi e la crescita dei contagi» e ha l'obiettivo di «accelerare la campagna di somministrazione dei richiami per mantenere una elevata protezione individuale» di coloro che si sono vaccinati e per «ridurre il più possibile la trasmissione del virus. Va tenuto inoltre conto, dice ancora il generale, che «le attuali evidenze mostrano dopo circa sei mesi dalla vaccinazione un iniziale decadimento del livello di efficacia dei vaccini nelle confronti delle forme sintomatiche, pur mantenendo un’elevata capacità protettiva nei confronti delle forme severe di malattia» e che vi è una «ampia disponibilità di vaccini» e una «elevata capacità dei punti vaccinali attualmente operativi».

Le richieste delle Regioni: "No a nuove chiusure"

Rivedere le regole a partire da quelle sul green pass, con misure più severe per i non vaccinati, e spingere sulla terza dose il più rapidamente possibile: le Regioni insistono sulla necessità di un cambio di passo nella lotta al Covid e chiedono una «riflessione urgentissima» con il governo alla luce dell’aumento dei casi, per salvare il Natale ed evitare le restrizioni e chiusure previste per le zone gialle o arancioni.

Una richiesta di incontro che il governo si dice pronto ad ascoltare e disponibile ad accogliere «a breve», forse già lunedì, anche se la linea di Palazzo Chigi al momento non cambia: le uniche misure sul tavolo sono l’estensione dell’obbligo della terza dose al personale sanitario e la riduzione della durata del certificato verde, che il Consiglio dei ministri dovrebbe discutere nella riunione di giovedì prossimo.

Il lockdown per i no vax

«Il lockdown per i no vax non è oggetto di decisione» conferma il titolare della Farnesina Luigi Di Maio. Dalla Conferenza delle regioni non arriva una proposta concreta ma la linea è quella del 'doppio binariò per il pass già emersa nei giorni scorsi: un super green pass solo per i vaccinati e i guariti, per poter andare in ristoranti, cinema, teatri, musei, stadi o a sciare nelle regioni che cambieranno colore e uno, ottenibile anche con il tampone, per lavorare e per i servizi essenziali. Una linea in realtà non condivisa all’unanimità, come confermano le parole del presidente delle Marche Francesco Acquaroli - «ulteriori restrizioni non sono utili, creerebbero altre tensioni e divisioni tra chi è vaccinato e chi non lo e» - e la cui fattibilità è tutta da verificare. Lo ha ricordato il presidente emerito della Consulta Cesare Mirabelli: «mi pare un rimedio difficilmente praticabile e, dal punto di vista normativo, molto rischioso. Se la situazione è così vincolante, questo giustificherebbe l'imposizione di un obbligo di vaccinazione non una sorta di lazzaretto domestico».

L'incubo delle Regioni

Il punto di vista dei presidenti è però un altro. Le Regioni, dice il presidente della Conferenza Massimiliano Fedriga «sono preoccupate» per il peggioramento della curva e per «la ricaduta che tale situazione potrebbe avere sulla ripresa economica e sulle attività sociali, a poche settimane dalle festività natalizie». L’incubo, in sostanza, è veder scattare la zona arancione a ridosso del Natale, con chiusure e restrizioni insostenibili dal punto di vista economico e sociale. Ed è per questo che i governatori stanno comunque già correndo ai riparti, con misure locali come quella disposta dal presidente della Sicilia Nello Musumeci: tampone a chiunque arrivi da Gran Bretagna e Germania e obbligo di mascherina all’aperto nei luoghi affollati. «Si deve evitare in tutti i modi qualsiasi tipo di chiusura, sarebbe devastante per il nostro paese" conferma Attilio Fontana. Non solo: da giorni le regioni denunciano le sofferenze dei sistemi sanitari, in termini di arretrati da smaltire e di liquidità, con l’emergenza Covid che nel 2021 è già costata 2 miliardi in più di quanto stanziato dal governo. Alle Regioni risponde il ministro per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini, dopo averne parlato con il premier Mario Draghi e il ministro della Salute Roberto Speranza. «Il governo è ovviamente disponibile a mettere in agenda a breve un tavolo di confronto». L’incontro potrebbe esserci già lunedì ma fonti dell’esecutivo ribadiscono che al di là dell’obbligo della terza dose per i sanitari e la riduzione della durata del pass - da 12 a 9 mesi, anche se qualcuno vorrebbe ridurla a 6 - non ci saranno nell’immediato altri interventi.

La riduzione della durata del Green Pass

Proprio su questo Speranza ha visto a palazzo Chigi il sottosegretario alla presidenza Roberto Garofoli e nelle prossime ore chiederà al Cts un parere. Restano però i motivi che spingono il governo a frenare: bisogna guardare i numeri. E i dati italiani dicono che nessuna regione dovrebbe passare nelle prossime ore in giallo e che un un anno fa c'erano 34.282 casi e 753 morti mentre oggi sono 10.638 i casi e 69 le vittime. Non solo, sempre un anno fa erano 3.670 le terapie intensive e 33.504 i ricoveri nei reparti ordinari, numeri neanche lontanamente paragonabili a quelli di oggi, con 503 pazienti in rianimazione e 4.088 nelle aree mediche. Senza dimenticare che ad oggi ci sono circa 8.400 posti di terapia intensiva che, grazie ai ventilatori polmonari acquistati lo scorso anno, possono salire fino a 13mila.

La "scissione" sui no vax in Consiglio dei Ministri

Ecco perché altri interventi non sono per ora sul tavolo e si continuerà a spingere sulle terze dosi come dimostra la circolare del Commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo che dà alle Regioni la possibilità di anticipare le dosi booster ai 40-59enni a partire da lunedì. Questo non significa però che anche dalle parti di palazzo Chigi non si sia acceso un campanello d’allarme e sono gli stessi esponenti del governo a sottolinearlo, da Francescini alla Bonetti: servono «misure più rigorose» e «restrizioni per i non vaccinati». Il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta è ancora più duro: «gli irriducibili devono essere reclusi ed esclusi dalla vita collettiva e dall’economia». E la stessa Gelmini ha ribadito ai governatori il suo ragionamento: nessuno vuole spaccare il Paese, ma se l’aumento delle ospedalizzazioni dovesse portare a nuove restrizioni, non è pensabile mettere sullo stesso piano i vaccinati e i non vaccinati. Si vedrà. Con un punto fermo però: saranno sempre i numeri, e non le pressioni politiche, a dettare la linea del premier.

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