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Scandalo Qatar, sacchi di banconote nella casa della vicepresidente dell'Eurocamera Kaili. Ecco chi è

Il sospetto è quello di essere intervenuto «politicamente» con i componenti che lavorano al Parlamento Europeo «a beneficio di Qatar e Marocco» in cambio di versamenti di somme di denaro e doni o regalie. E di aver usato «metodi ingegnosi e spesso scorretti per raggiungere i suoi scopi». Sono le accuse mosse ad Antonio Panzeri, l’ex europarlamentare fermato a Bruxelles con altre persone, tra cui la vicepresidente del Parlamento Europeo Eva Kaili, contestate dal giudice istruttore belga Michel Claise nell’indagine in cui sono ipotizzati a partire dal gennaio 2021 i reati di associazione per delinquere, corruzione e riciclaggio. Le accuse mosse all’ex segretario della Camera del lavoro di Milano, rappresentante in Europa prima per il Pd poi per Articolo Uno, movimento progressista da cui oggi è stato sospeso, sono messe nero su bianco nel formulario allegato al mandato d’arresto europeo eseguito ieri a Calusco d’Adda, in provincia di Bergamo, nei confronti della moglie di Panzeri, Maria Colleoni, e della figlia Silvia.

Le due donne, difese da Angelo De Riso e Nicola Colli, ieri davanti al giudice della Corte d’Appello di Brescia che ha convalidato l’arresto e concesso i domiciliari, hanno detto di "non essere a conoscenza di nulla» di quanto è stato contestato. Ossia, come si legge nell’atto che viene inserito nella banca dati della polizia di tutti i Paesi di area Schengen, di «essere consapevoli delle attività del marito/padre e addirittura di partecipare nel trasporto dei "regali" dati in Marocco attraverso Abderrahim Atmoun, ambasciatore del Marocco in Polonia». Nella sommaria descrizione dei fatti il magistrato, sottolineando che vige la «presunzione di innocenza», scrive che i reati emergono dalla trascrizione di intercettazioni tra Panzeri, anche fondatore di Fight impunity, e la moglie. In attesa della trasmissione del Mae, il mandato di arresto europeo nel quale sono riportate nel dettaglio i passaggi dell’inchiesta che ha travolto il Parlamento europeo, spunta anche un dialogo in cui si fa riferimento a una vacanza nel periodo natalizio per tutta la famiglia costata 100 mila euro. Cifra su cui sono in corso accertamenti e di cui ha parlato al telefono la moglie. Nel documento, una scheda di 4 pagine in cui sono riassunte alcune conversazioni, si spiega che Maria Colleoni e Panzeri avrebbero usato una carta di credito di una terza persona chiamata «il gigante» ("géant"). Inoltre, a proposito dell’organizzazione di una vacanza per la famiglia durante la pausa di Natalie, parlando di costi e sottolineando di «non potersi permettere di spendere 100 mila euro (...) come nell’anno precedente», Maria Colleoni avrebbe detto al marito di «aprire un conto bancario in Belgio» sul quale non voleva "che lui facesse qualsiasi operazione senza che lei potesse controllarlo». E poi gli consigliò di aprire un conto con "partiva Iva, il che suggerisce che Panzeri avrebbe potuto cominciare una nuova attività commerciale soggetta a Iva». Ciò dimostra che la moglie eserciterebbe «una sorta di forma di controllo sull'attività - annota il giudice - del marito o che lei per lo meno cercasse di mantenere qualche controllo». E poi, per concludere, Maria Colleoni «usava la parola 'combines' ("intrallazzo" in francese) per riferirsi ai viaggi e agli affari del marito. La parola francese combines è negativa e suggerisce che il marito utilizzi metodi ingegnosi e spesso scorretti per raggiungere i suoi scopi».

Chi è indagato

Si tratta di una dei vicepresidenti del Parlamento europeo, la socialdemocratica greca Eva Kaili, il suo compagno, come detto l’ex eurodeputato italiano Pier Antonio Panzeri (anche lui socialdemocratico), il neoeletto presidente della Confederazione internazionale dei sindacati, Luca Visentini, e un dirigente di un Ong, la cui identità non è stata resa nota ufficialmente dalla procura.  E «Sacchi di banconote» sono stati trovati nel corso delle perquisizioni della polizia giudiziaria presso l’abitazione della vice presidente dell’Eurocamera Eva Kaili, ora agli arresti. E’ quanto si legge sul quotidiano belga L'Echo. Il dato chiarirebbe anche il perché Kaili sia stata arrestata nonostante l’immunità parlamentare. Secondo il regolamento interno del Pe l’immunità, infatti, decade in caso di flagranza di reato. Il quotidiano L’Echo, inoltre, scrive che sarebbe stato arrestato anche il padre di Kaili, coltro anche lui in flagranza di reato. A prescindere dall’esito dell’inchiesta, per l’esponente socialista greca si rende concreta la possibilità che perda il seggio di vicepresidente. Secondo il regolamento interno dell’Eurocamera, la maggioranza dei 3/5 della Conferenza dei presidente, purché rappresenti tre gruppi politici diversi, può proporre alla Plenaria di far decadere il ruolo di vicepresidente, questore, presidente di commissione o presidente di un intergruppo a seguito di «seri episodi di cattiva condotta». L’aula può ratificare tale decisione con la maggioranza dei due terzi dei votanti, fermo restando sia presente la maggioranza degli eurodeputati.

La sospensione

«Alla luce delle indagini giudiziarie in corso da parte delle autorità belghe, la Presidente Metsola ha deciso di sospendere con effetto immediato tutti i poteri, compiti e le deleghe di Eva Kaili nella sua qualità di vicepresidente del Parlamento europeo». Lo fa sapere il portavoce della presidente dell’Eurocamera.

 

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