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Reddito di cittadinanza, scatta la fase dei "Puc": ecco chi dovrà svolgere attività per i comuni

La card del reddito di cittadinanza

Scatta la seconda fase del reddito di cittadinanza. Adesso i beneficiari dovranno svolgere attività lavorative: inizialmente sono stati convocati nei centri per l'impiego per avere proposte di lavoro adesso dovranno svolgere attività di lavoro per i Comuni nei quali risiedono, i cossiddetti "Puc", Progetti di pubblica utilità. Lo prevede il decreto del ministero del Lavoro pubblicato in Gazzetta ufficiale l'8 gennaio e che quindi è entrato ora in vigore.

I progetti di pubblica utilità sono dei lavori socialmente utili, possono essere di vario tipo e possono impegnare i beneficiari del reddito di cittadinanza in varie attività: cultura, sociale, ambiente, formazione, conservazione dei beni, tutela e cura delle aree verdi, ecc. Si tratta di attività per le quali non è prevista una retribuzione ma comunque i beneficiari non potranno sostituire il personale comunale nelle loro mansioni ma potranno solo supportarlo. I Comuni potranno avvalersi anche di altri enti e del terzo settore per far svolgere queste attività.

L'impegno minimo previsto è di otto ore a settimana e fino a un massimo di 16 ore e ci sarà flessibilità nella ripartizione delle ore: le ore si potranno svolgere in due giorni a settimana oppure in determinati periodi del mese, pur rispettando il monte ore minimo. C'è, comunque, la possibilità di recuperare le ore perse.

I Puc non sono comunque obbligatori per utti. Sono escluse, infatti, alcune categorie: occupati con un reddito da lavoro dipendente superiore a 8.145 euro o con reddito da autonomo superiore a 4,800 euro, studenti, pensionati di cittadinanza, over 65, disabili e chi è impegnato nella cura di bambini o disabili.

Chi è obbligato a svolgere i Puc deve partecipare a questi lavori altrimenti si perde il reddito di cittadinanza.

Finora, secondo i dati Anpal sono circa 29 mila le persone che hanno trovato lavoro su un totale di 800 mila tenuti al cosiddetto "patto per il lavoro", cioè un percorso personalizzato per l'accompagnamento al lavoro.

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