Con uno schieramento imponente di forze dell'ordine, cameramen e fotografi, con l'intera zona vietata al traffico, il G20 questa mattina è iniziato a Fontana di Trevi con il tradizionale lancio della monetina da parte dei leader.
Un tappeto guida azzurro a segnare l'ingresso alla zona della vasca con due carabinieri in alta uniforme ad accogliere i leader ed elicotteri a sorvolare la zona.
Il clima e lo sviluppo sostenibile ancora al centro dell'agenda della seconda giornata del G20 di Roma e già a metà mattinata si vociferava essere più vicino l’accordo sul clima al tavolo dei negoziati del G20, come confermato da diverse fonti diplomatiche.
Gli sherpa avrebbero, infatti, suggellato con due applausi, intorno alle 10.30, lo snodo positivo dopo una notte intera di lavoro.
La trattativa è andata avanti per diverse ore, ma chi ha seguito il dossier sin da stamattina si è mostrato più ottimista: «Ci siamo quasi». Ci sono «buone speranze» di arrivare a un «testo conforme alle nostre ambizioni» sul clima e la transizione ecologica hanno reso noto anche fonti dell’Eliseo a Roma.
L'accordo sul clima: il documento
E così sul finire della mattinata le indiscrezioni hanno trovato conferma: il G20 ha trovato l’accordo sul tetto massimo di 1,5 gradi per il riscaldamento globale. Hanno riferito ancora una volta fonti diplomatiche. La dichiarazione finale del G20 di Roma fa, infatti, riferimento alla scadenza di «metà del secolo» per il raggiungimento delle emissioni zero. Hanno chiarito ancora fonti dell’Eliseo, sottolineando che si è tenuto conto delle "diversità" nelle posizioni di alcuni Paesi, come India, Cina e Indonesia.
Il documento finale del G20 conferma il fondo per il clima da 100 miliardi per il sostegno ai Paesi in via di sviluppo. Lo apprende l’ANSA da fonti diplomatiche, secondo le quali la bozza finale del testo sottolineerebbe "l'importanza» di rispettare quell'impegno già fissato.
«Ci impegniamo a ridurre significativamente le nostre emissioni collettive di gas serra, tenendo conto delle circostanze nazionali e rispettando i nostri NDC (gli impegni presi da ogni Paese)» si legge nel comunicato finale del G20. «Riconosciamo che le emissioni di metano rappresentano un contributo significativo al cambiamento climatico e riconosciamo, in base alle circostanze nazionali, che la sua riduzione può essere uno dei modi più rapidi, fattibili ed economici per limitarlo». Ed «aumenteremo gli sforzi per eliminare gradualmente e razionalizzare, a medio termine, i sussidi ai combustibili fossili inefficienti».
Acciaio, cosa prevede la "pace" tra UE e Usa
Nel dettaglio dell’intesa raggiunta tra Ue e Usa, Washington ha annunciato che non applicherà più le tariffe della sezione 232 su una certa quantità di esportazioni Ue di acciaio e alluminio (sotto i «contingenti tariffari"), a partire dal 1 dicembre 2021. Questi contingenti tariffari corrispondono ai volumi storici delle esportazioni di acciaio e alluminio dell’Ue negli Stati Uniti, ossia quelli esportati negli Stati Uniti prima dell’imposizione delle 232 misure nel 2018. In risposta, L’Ue intende sospendere le misure di riequilibrio nei confronti degli Stati Uniti introdotte nel giugno 2018 in risposta alle tariffe della sezione 232 degli Stati Uniti su acciaio, alluminio e prodotti derivati. Sospenderà inoltre l’aumento delle misure di riequilibrio fissate per il primo dicembre. Inoltre, l’Ue ha concordato con gli Stati Uniti che entrambe le parti sospenderanno i rispettivi casi aperti al Wto. Le tariffe statunitensi applicate all’Ue da giugno 2018 hanno interessato 6,4 miliardi di euro di esportazioni europee di acciaio e alluminio e ulteriori tariffe applicate da febbraio 2020 hanno interessato circa 40 milioni di euro di esportazioni dell’Ue di alcuni prodotti derivati in acciaio e alluminio. In risposta, nel giugno 2018 l’Ue ha introdotto misure di riequilibrio sulle esportazioni statunitensi verso l’Ue per un valore di 2,8 miliardi di euro. Le restanti misure di riequilibrio, che interessano esportazioni per un valore fino a 3,6 miliardi di euro, dovevano entrare in vigore il primo giugno scorso. L’Ue le aveva posticipate al primo dicembre. Ora, a seguito dell’intesa, tutte le misure sono state sospese.
E’ chiuso quindi il capitolo della guerra commerciale, che aveva caratterizzato il mandato del repubblicano Donald Trump alla Casa Bianca. L’amministrazione Trump nel giugno 2018 aveva imposto dazi aggiuntivi del 25% sull'acciaio e del 10% sull'alluminio da diverse regioni del mondo, dalla Turchia alla Cina, passando per Canada, Messico e Unione europea, sostenendo la necessità per proteggere la sicurezza nazionale. In meno di tre settimane, gli europei avevano risposto tassando motociclette, jeans ma anche tabacco, mais, riso e succo d’arancia dagli Stati Uniti. Per le Harley-Davidson, le tasse doganali europee sono passate dal 6 al 31% per il mercato europeo, il che ha aumentato il prezzo al dettaglio di ogni moto di 2.200 dollari.
Lo scorso giugno, quando è stata annunciata la risoluzione della controversia sui sussidi ad Airbus e Boeing, Washington e Bruxelles si erano dati tempo fino al primo dicembre per trovare un accordo sull'acciaio altrimenti l’Ue avrebbe imposto un aumento delle sue tariffe doganali. A seguito dell’annuncio degli Stati Uniti che rimuoveranno le tariffe della sezione 232 sulle esportazioni di acciaio e alluminio dell’Ue fino ai volumi commerciali passati, l’Unione europea sospenderà le sue misure di riequilibrio nei confronti degli Stati Uniti. Le tariffe statunitensi applicate all’Ue da giugno 2018 hanno interessato 6,4 miliardi di euro di esportazioni europee di acciaio e alluminio e ulteriori tariffe applicate da febbraio 2020 hanno interessato circa 40 milioni di euro di esportazioni dell’Ue di alcuni prodotti derivati in acciaio e alluminio. In risposta, nel giugno 2018 l’Ue aveva introdotto misure di riequilibrio sulle esportazioni statunitensi verso l’Ue per un valore di 2,8 miliardi di euro. Le restanti misure di riequilibrio, che interessano esportazioni per un valore fino a 3,6 miliardi di euro, dovevano entrare in vigore il primo giugno 2021 ed erano state rinviate al primo dicembre. Ora tutte le misure vengono sospese.
La protesta degli ambientalisti
Un gruppo di attivisti del Climate camp, durante i lavori del G20, ha bloccato il traffico in via IV Novembre, nel centro di Roma. Poco prima alcuni si erano incatenati ai cancelli del Foro di Traiano. Ieri gli stessi attivisti avevano bloccato il traffico a ridosso della zona rossa, su via Cristoforo Colombo. Nuova azione degli attivisti del Climate Camp per il G20 di Roma simbolicamente incatenati alla cancellata del Foro di Traiano con dei cartelli con su scritto «Crisi climatica ed ecologica, i Governi hanno fallito».
Le critiche di Greta Thunberg
L’obiettivo di contenere il surriscaldamento della Terra entro 1,5 gradi in più «è in teoria possibile», ma finora i leader del pianeta «hanno evitato d’intraprendere un’azione reale» e questo dimostra come «il cambiamento climatico non sia una vera priorità attuale» per loro. Lo ha denunciato alla Bbc l’attivista svedese Greta Thunberg, arrivata ieri sera a Glasgow - sotto l’assalto di reporter e curiosi - per animare le proteste in occasione della conferenza CoP26 che entra nel vivo domani. Greta ha anche giustificato «la rabbia» della gente, fintanto che la protesta non diventa violenza, mentre ha elogiato la regina Elisabetta.
Il programma questa mattina si era aperto con una passeggiata dei leader alla Fontana di Trevi. Alle 10.30 l'arrivo alla Nuvola di Fuksas, sede dei lavori, per un evento a latere sul "Ruolo del settore privato nella lotta ai cambiamenti climatici, alla presenza del principe Carlo d'Inghilterra. La seconda sessione di lavoro, alle 11.05, su "Cambiemento climatico e ambiente".
La terza sessione, sullo "Sviluppo sostenibile", dalle 13.50. Alle 15.40 la sessione conclusiva del vertice, che sarà seguita dalla conferenza stampa del presidente del Consiglio Mario Draghi e poi degli altri leader.
Draghi:
Dobbiamo agire «rapidamente per evitare conseguenze disastrose» sul clima». Lo ha detto il premier Mario Draghi, aprendo un evento a latere del G20 sul "Ruolo del settore privato nella lotta ai cambiamenti climatici", alla presenza del principe Carlo d’Inghilterra. «L'ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici mostra che dobbiamo effettuare tagli immediati, rapidi e considerevoli alle emissioni per evitare conseguenze disastrose. Alcuni di noi si chiedono perché spostiamo il nostro obiettivo da 2 gradi a 1,5 gradi. Come mai? Perché lo dice la scienza». Lo ha detto il premier Mario Draghi, aprendo un evento a latere del G20 sul «Ruolo del settore privato nella lotta ai cambiamenti climatici», alla presenza del principe Carlo d’Inghilterra.
"Il cambiamento verso le energie pulite è fondamentale per ridurre le emissioni e non possiamo più rinviare questo impegno. I governi devono sostenere cittadini e imprese" ha detto ancora Draghi nel corso della prima sessione del G20 "Leaders' Side-Event on "The role of the private sector in the fight against climate change".
"Questa transizione rappresenta un’opportunità anche per ridurre le diseguaglianze", ha aggiunto. «Vinciamo o falliamo insieme. Come G20 abbiamo la responsabilità di mostrare la nostra leadership e guidare il mondo verso un futuro più sostenibile».
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