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Coronavirus, altri 38 morti in Cina: italiani pronti al rientro ma manca l'ok di Pechino

Una vittima nella provincia sudoccidentale del Sichuan porta a 38 i nuovi decessi per il coronavirus cinese, 37 dei quali nello Hubei, per un totale di 170 vittime dall’inizio dell’epidemia. I nuovi casi registrati nella giornata di ieri in tutto il territorio cinese sono stati oltre 1.700, più di mille dei quali solo nella provincia focolaio dell’infezione, secondo l’ultimo bilancio del governo centrale.

Anche il Tibet ha riportato il suo primo caso, rende noto la Commissione sanitaria nazionale (Nhc) cinese. Le 38 nuove morti segnano il più alto aumento di decessi giornalieri dall’inizio dell’epidemia e arrivano mentre è in corso un massiccio sforzo di contenimento che sta tenendo bloccate decine di milioni di persone nello Hubei. La maggior parte delle ultime infezioni segnalate si è verificata proprio nella provincia focolaio del virus, che ne ha registrate 1.032.

Il governatore della provincia dell’Hubei, Wang Xiaodong, ha avvertito che c'è una grave carenza di forniture mediche, non solo a Wuhan ma anche nella città vicine. Il governatore ha aggiunto che mancano anche gli indumenti protettivi usa e getta. «È la prima cosa a cui penso la mattina quando mi sveglio», ha detto in una conferenza stampa riportata dai media locali. Secondo il governatore, la situazione è così grave che alcuni tra il personale medico indossano impermeabili e sacchetti di immondizia monouso come copriscarpe per proteggersi.

Tutto pronto per la partenza dell’aereo che dovrà riportare una sessantina di italiani in patria da Wuhan. Mancano però ancora «alcuni passaggi» per il via libera definitivo del governo di Pechino alla partenza dei connazionali, spiegano fonti della Farnesina, assicurando comunque che il governo lavora senza sosta per organizzare il loro ritorno il prima possibile.

Nel frattempo anche il governo britannico ha fatto sapere che i britannici che vogliono tornare a casa dovranno aspettare: «Stiamo facendo tutto il possibile per riportarli a casa sani e salvi. Una serie di voli dei vari Paesi finora non sono riusciti a partire come previsto», ha spiegato il Foreign Office. I britannici di rientro da Wuhan dovranno restare due settimane in quarantena presso una struttura del servizio sanitario nazionale (Nhs).

Intanto la Federcalcio Cinese ha rinviato l’inizio dei campionati di tutte le divisioni per agevolare il controllo dell’epidemia. La nuova stagione della Super League, la serie A cinese, sarebbe dovuta partire il 22 febbraio. Il rinvio è stato deciso nell’ambito della cooperazione «nella prevenzione a livello nazionale per frenare il virus e proteggere la salute di tutte le persone coinvolte», viene sottolineato.

La Federcalcio cinese è in contatto con le autorità nazionali per ripianificare le date dei prossimi eventi in base allo sviluppo della situazione epidemica. Il gigante svedese dei mobili per la casa, Ikea, ha deciso di chiudere temporaneamente tutti i punti vendita che operano nel Paese asiatico. La decisione arriva all’indomani della comunicazione della chiusura di metà degli store. Ikea conferma di essere al lavoro con le autorità locali di città e le aree in cui opera e di «agire in linea con le loro raccomandazioni mentre si evolve la situazione».

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