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Covid in Austria, Vienna punta a test di massa dopo il lockdown duro

Se il coronavirus sembra destinato a rimanere con noi ancora per parecchio tempo - perlomeno tutto l'inverno stando alle previsioni più ottimistiche degli
scienziati - così pure resteranno in vigore le restrizioni imposte dai governi nel Vecchio Continente per contrastarlo: è questo il messaggio inviato dal governo tedesco, e nei giorni scorsi da quello francese, a dei cittadini sempre più stanchi e tra i quali montano ogni giorno nuove frange di protesta.

Intanto, sul modello di quanto avvenuto in Slovacchia, l’Austria sta pianificando uno screening di massa al termine del secondo lockdown, che entrerà in vigore la prossima settimana. L’annuncio è arrivato dal cancelliere Sebastian Kurz, che ha parlato dell’intenzione un fare «un passo simile» a quanto avvenuto in Slovacchia, dove due settimane fa due terzi della popolazione sono stati testati, con poco più dell’1% risultati positivi.

Da martedì il Paese riporterà le sue lancette a marzo con un lockdown totale: coprifuoco h24, scuole e negozi chiusi, nel tentativo di tenere sotto controllo una curva di contagi descritta come esponenziale in diverse regioni. Il blocco resterà in vigore fino al 6 dicembre. Poi dovrebbero arrivare i test a tappeto, «per poter garantire la riapertura delle scuole e le feste di Natale», ha spiegato Kurz.

E se per ora Vienna è l’unica a essersi arresa all’opzione più drastica - un lockdown duro sul modello di quello primaverile - gli altri governi europei non nascondono che le restrizioni per affrontare la pandemia di Covid-19 potrebbero andare avanti ancora a lungo. I tedeschi dovrebbero prepararsi ad altri «quattro o cinque mesi di misure severe» per fermare l'aumento delle infezioni e non dovrebbero aspettarsi che le attuali regole vengano allentate rapidamente, ha ammonito dalle colonne del Bild am Sonntag il ministro dell’Economia di Berlino, Peter Altmaier. Parole che arrivano alla vigilia di una riunione del governo per valutare lo stato di avanzamento delle restrizioni scattate all’inizio del mese per tutta una serie di attività, dalla ristorazione al tempo libero, allo sport e alla cultura.

Anche in Francia nei giorni scorsi, il primo ministro Jean Castex ha avvertito che il Paese avrebbe dovuto «convivere a lungo con il virus» e che il governo di Parigi lavora a «regole" per tenere la situazione in sicurezza fino all’arrivo di un vaccino. E pure altrove, nel Vecchio Continente, si esclude l'idea di allentare le restrizioni. Anzi se ne introducono di nuove. In Portogallo, la prossima settimana, l’80% della popolazione sarà soggetta a un coprifuoco.

La Grecia ha deciso di chiudere anche le sue scuole primarie e gli asili. La Romania, il Paese dei Balcani più colpito dall’epidemia e che da giorni viaggia intorno ai 10.000 contagi quotidiani, ha dovuto fare i conti sabato sera anche con una tragedia nella tragedia: un incendio è divampato in un reparto di terapia intensiva di un ospedale della città di Piatra Neamt, nel nord-est del Paese, e ha ucciso dieci pazienti con il Covid-19.

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