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Grazie Jannik, sei l'eroe positivo di cui il tennis (e l'Italia) aveva bisogno: un genio senza sregolatezza

Chi l'ha detto che gli eroi debbano necessariamente mostrare il ghigno da belli e maledetti? In un mondo che corre alla velocità della luce, dove spesso la forma travolge la sostanza, si va sempre a caccia del gesto eclatante, della trasgressione, del genio e della sua sregolatezza. Ebbene, Jannik Sinner, lontano anni luce da questo tipo di profilo, è la dimostrazione di come si possa essere normali e vincenti. Non è sempre necessario essere “sporchi” per far breccia nei cuori degli appassionati. Ecco, il tennista azzurro è un eroe positivo che alla sostanza, semmai, accompagna la forma: e viaggiano a braccetto, in modo coerente. Pulito nel gioco e nell'anima, senza eccessi. Un dominatore silenzioso con quel suo incedere leggero ma all'apparenza sgraziato (avercene...), perché Madre natura lo ha dotato di un fisico longilineo che Jannik sta cercando di riempire a suon di palestra (e non solo di carotine: sarebbe il caso di scollargli l'etichetta di Roger Rabbit, perché oltre il rosso c'è di più).

Una manna dal cielo per l'Italia. E per il tennis mondiale

Con un campione del genere ci guadagnano tutti. A cominciare dall'Italia, alla ricerca di un messia da troppi decenni. Anzi, la sensazione è che Sinner possa presto sbaragliare la concorrenza dei suoi antenati (su tutti Panatta e Pietrangeli) e puntare a vette finora inesplorate. Perché alla velocità della luce non viaggia solo il mondo di oggi ma anche i colpi del numero uno della Nazionale. Ora è comodo salire tutti sul carro dei vincitori, ma c'è voluta la pazienza di Giobbe, da parte sua (ennesima dimostrazione di maturità), per assecondare i venti che spiravano da direzione amica (?): prima la polemica sulla presunta scarsa “italianità”, poi le elucubrazioni seguite alla scelta di saltare le Olimpiadi, nel 2021, quindi il forfait nelle fasi preliminari della Coppa Davis e il cambio dello staff tecnico. E giù randellate ed editoriali contro quello che, sì, sarebbe diventato un campione, ma allo stesso tempo “come si fa a rifiutare il richiamo... della Patria?”. Posizioni ormai anacronistiche (per certi versi inquietanti), ma che evidentemente trovano ancora spazio. C'è più gusto a vincere dopo aver digerito qualche rospetto del genere.

Una goduria per l'Italia, certo, ma non solo. Perché Sinner, al pari dello spagnolo Alcaraz, può ricevere il testimone dei mostri sacri che lo hanno preceduto o affiancato come Federer, Nadal e Djokovic. Jannik attira simpatie che vanno ben al di là dei confini di casa sua. E lo fa senza quel ghigno lì, senza spaccare racchette, offendere giudici di sedia o fulminare gli inquilini del proprio angolo con sguardi malefici. Se c'è qualcosa da incenerire, semmai, è il tennis degli avversari. Questo sì che gli riesce benissimo. Per tutto questo e per quello che mostrerai all'Italia e al Mondo: “Grazie Jannik”.

 

 

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